Quando conviene passare da variabile a fisso: guida pratica per un mutuo perfetto
Negli anni passati, spinti da indici Euribor ai minimi storici, moltissimi italiani hanno scelto di accendere un mutuo a tasso variabile, beneficiando di rate mensili particolarmente convenienti. Questo scenario, tuttavia, è radicalmente cambiato: l’aumento del costo del denaro deciso dalle banche centrali per contenere l’inflazione ha provocato un inevitabile e, in alcuni casi, repentinorialzo delle rate, mettendo in difficoltà il bilancio di numerose famiglie.
Di fronte a questa nuova realtà economica, una domanda sorge spontanea e sempre più pressante: è arrivato il momento di abbandonare il tasso variabile per passare alla sicurezza del fisso? La risposta non è univoca e dipende da una serie di fattori personali e di mercato, ma analizzando con lucidità la propria situazione è possibile prendere una decisione consapevole e strategica.
Cosa significa cambiare il mutuo: rinegoziazione e surroga
Prima di valutare la convenienza del passaggio al tasso fisso, è fondamentale comprendere quali sono gli strumenti a disposizione per farlo. Le strade principali sono due: la rinegoziazione e la surroga.
La rinegoziazione consiste nel rinegoziare le condizioni del proprio mutuo direttamente con la banca che lo ha erogato. Si tratta di un accordo tra le parti, in cui si possono modificare alcuni parametri del contratto originale, come la tipologia di tasso (da variabile a fisso, appunto), lo spread o la durata del finanziamento; è una soluzione spesso rapida ma il suo successo dipende interamente dalla disponibilità dell’istituto di credito a venire incontro alle richieste del cliente.
La surroga, introdotta dalla Legge Bersani e conosciuta anche come “portabilità del mutuo”, permette invece di trasferire a costo zero il proprio finanziamento presso un’altra banca che offre condizioni migliori. In questo caso, il nuovo istituto si fa carico di tutte le spese notarili e burocratiche, estinguendo il vecchio debito e attivandone uno nuovo, di pari importo residuo, ma con le condizioni pattuite (ad esempio, un mutuo tasso fisso).
I criteri per decidere: quando agire concretamente
Capire se e quando sia il momento giusto per cambiare richiede un’analisi attenta di tre elementi chiave.
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Il primo è l’andamento dei tassi di interesse: se le previsioni indicano una stabilizzazione o un ulteriore rialzo dei tassi nel medio-lungo periodo, passare al fisso potrebbe essere una mossa prudente per mettersi al riparo da futuri aumenti.
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Il secondo fattore cruciale è la durata residua del mutuo: la conversione è generalmente più vantaggiosa se si è nella prima metà del piano di ammortamento, periodo in cui la quota di interessi pagata è maggiore rispetto alla quota capitale; se mancano pochi anni all’estinzione del debito, il beneficio economico del cambio potrebbe essere marginale.
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Infine, è essenziale valutare l’impatto della rata sul reddito familiare: se l’aumento della rata ha iniziato a pesare in modo significativo sul bilancio mensile, compromettendo la capacità di risparmio o la serenità finanziaria, il passaggio al fisso diventa una necessità per garantire la sostenibilità del debito.
La rata costante come strumento di pianificazione
Al di là delle pure considerazioni matematiche, uno dei vantaggi più significativi del tasso fisso è dinatura psicologica e gestionale. Sapere con certezza quale sarà l’importo della rata per tutta la durata residua del finanziamento offre una tranquillità impagabile. Questa prevedibilità trasforma il mutuo da una variabile incerta a un costo fisso e pianificabile nel bilancio familiare; la possibilità di bloccare la rata mensile permette di fare progetti a lungo termine con maggiore sicurezza, che si tratti di programmare altre spese importanti, avviare un piano di accumulo o semplicemente gestire le finanze quotidiane senza l’ansia di improvvisi e onerosi aumenti. In un contesto economico caratterizzato da incertezza, poter contare su un impegno finanziario stabile e definito rappresenta un pilastro fondamentale per la propria sicurezza economica.
Mini-checklist: tre domande prima di decidere
Prima di avviare le pratiche per una rinegoziazione o una surroga, prenditi un momento per rispondere onestamente a queste tre domande:
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Quanto tempo manca alla fine del mio mutuo? Se sei all’inizio o a metà del percorso, il cambio è probabilmente più vantaggioso. Se sei vicino alla scadenza, valuta attentamente se i costi e le procedure valgono il beneficio.
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Quanto incide oggi la rata sul mio reddito? Se la rata attuale supera la soglia di sostenibilità (idealmente un terzo del reddito netto familiare) o ti causa stress finanziario, il passaggio al fisso è una scelta quasi obbligata per ritrovare equilibrio.
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Quanto valore do alla tranquillità? Sei una persona che preferisce la stabilità e la prevedibilità o sei disposto a tollerare le fluttuazioni del mercato nella speranza di futuri ribassi? La risposta a questa domanda è strettamente personale e incide profondamente sulla scelta finale.
Dopo aver risposto a queste domande, la scelta apparirà più chiara.

Davide Marlzetti è un appassionato di economia e di strategie di risparmio. Lavora come freelance, dedicando il suo tempo alla scrittura di contenuti informativi legati all’economia e alle migliori pratiche per risparmiare denaro. Con una passione accesa per l’analisi finanziaria e la gestione oculata delle risorse, Davide condivide consigli pratici e approfondimenti che riflettono la sua dedizione nel rendere l’educazione finanziaria accessibile a tutti.